“Sulla radura era calato il silenzio,
dalla finestra- oltre il muro-
vedeva la torre di avvistamento”
Il tempo aveva fatto mutazione,
quasimente assiderati si potevano infine intendere,
quelle anime- prigioni,
l’incartamento,
la inesistenza reale della rosa,
un apprendistato appreso della morte…
Penetravano nel sangue.
quegli eterni inaccadimenti,
– degli accidenti a sussistere senza sostanza-
con la mazza ferrata del guardiano notturno,
e solo alcuni cuori più santi.
Dai pertugi stavano tutti entrando nel buio,
verso l’annientamento:
e non importava, si era chiusi,
lei davanti a loro non aveva pelle,
niente con cui coprirsi
– lì. a congetturare invano su quel bruciamento eccessivo,
il fuoco soltanto a escludere da ogni contaminazione-
E mancò l’ultimo chiarimento:
” Che torni,
quell’ indefettibile silenzio,
sull’ondeggiamento collinoso
di una pura linea di orizzonte.,
bisogna obliare la dolorosa sparizione”
non si disse che queste carse parole…
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Ringrazio Emilia Barbato)