5. Claudia Ruggeri
E infine c’è Claudia Ruggeri , la Beatrice minore del tacco salentino , che fece il “folle volo”, perché la vita vera non esisteva più. “L’autentico non c’è in nessun luogo. Non c’è più verità; e su questa terra (ma non esiste nessuna altra terra, nessun altro cielo), non possiamo scoprire nemmeno un raggio di luce” .Era sempre vissuta tra i contrari, speranza e disperazione, passione e disprezzo, furia e dolcezza, creatura accesa di estasi e violenza estrema… aveva dentro di sé tutti i gridi d’amore e il canto mortale del Cigno, si fece man mano sempre più invisibile, dissolvenza di se stessa, enigma di lampi di luce e zone oscure, dubbio perenne fra aspirazione al sentimento religioso e sentimento esistenziale, fra storia e metastoria, tra fuga e condanna, fra l’essere carnefici e l’essere vittime, fra l’incertezza e il caos dell’oggi e il triste e melodioso delirio del domani . Dio protegga sempre il poeta clown che riflette questa scena tremenda che è la vita, questo intero esperimento verde che è il giardino della vita, come se fosse suo, come se gli appartenesse. E invece no. Non è così per la vita dei poeti. In una atmosfera esasperata / di luce e di attesa/ perfino quelle celle le appartenevano,/ come a un essere remoto e latitante/ spaventosamente compresso, / – lo sguardo suo già in una notte.
Questa poesia è come un’onda di risacca , “un’onda sorda dentro una cavità profonda e vuota” , ha osservato una lettrice di Neobar , è fatta di fiori velenosi , tempeste di fuoco, venti infetti, e torna come una giostra fantasmica , scheletrica , al suono di un organino , nei freddi tramonti azzurri. E’ la musica ci trasporta un immenso cadavere che giace sui marciapiedi di città indifferenti , su cui tutti possono ballare senza sosta , senza pudore e senza ritegno: In quel declino/ che incessantemente sempre si compiva/ dovevano essere sigillati,/ i morti che le apparivano nei greti ( e come in una ascoltazione erano,/nei freddi tramonti azzurri ).
E siamo al commiato. Sono terminati i giorni, le ore, i minuti che ci furono assegnati. Eccoci al bivio , si divide da lei il suo destino, si stacca come una foglia autunnale . si disfa, va a finire nella buia foce , in quel dorato buio dell’anima femminina , oscillante sempre tra la tenebra e la luce . E’ un retaggio il suo di cui s’è spezzato l’ultimo filo della memoria , che fa del mistero della poesia un suo testamento imprescindibile. Addio, Dominique.
AUGUSTO BENEMEGLIO
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sono “colpita” dal soffermarsi della gentile “lallaerre”: grazie