…Quel giorno era intenzionata a riempire le numerose interruzioni elettriche -dovute ai sovraccarichi di in antiquato impianto limitato a pochi watt e che a ogni accensione di un ciclo completo della lavatrice si determinavano con susseguente abbassamento del salvavita e spegnimento immediato di ogni apparecchiatura -per due cose che poteva fare: continuare a leggere un libro ambientato in giamaica, e utilizzare in tablet per riportarvi osservazioni e impressioni,di quelle che piacevano a lei,non lineari ma traccheggianti e nervose,come a seguire morbosamente la medesima inteleiatura -rigida stretta che non invitava in alcun modo all’abbandono molle e sdilinquente- di quella sorta di dormouse in cui si era per la primissima volta posizionata, bassa contornata da una bella struttura a sbalzi di legno caldo e chiaro su una tappezzeria paglierina ricca di grandi rose immerse in contorsioni di fogliame ramificato. Ecco,la luce naturale proveniva dall’ unica finestra,spinta sul lato sinistro e incuneata in una sorta di vano rientrante,che la faceva parere chiusa in un restringimento ottico e obliquo: le tendine di un rosso ammattonato lasciavano intravedere un cielo biancastro e fronde ancora verdi di vari alberi ficcanti in alto. Tutto il resto della stanza si presentava chiuso Continua a leggere
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