CRITICA SU “POETARUM SILVA” del 17-01-2015



“Solo le morte torri” – Inediti di Villa Dominica Balbinot

È il tempo verbale dell’imperfetto indicativo a prevalere in questi inediti di Villa Dominica Balbinot, a delimitarne i poli, ben visibili nella loro versione ‘pura’ e nel loro mescolarsi in varie gradazioni, tra descrizione e narrazione, tra vertiginosa resa di un manifestarsi impietoso e racconto di un dis-farsi progressivo e inarrestabile. Se, tuttavia, l’irruzione dell’orrido («estensione terribile») si manifesta con un’intensità che «all’accerchiato umano» appare insostenibile, a questa si oppone una volontà energica, infuocata, di sollevazione, di moto contrario, che torna «a affermare / le sue condizioni di furore». La “vocazione teatrale” della poesia, Continua a leggere

SENZA TITOLO


Immagine 036

QUELLE SIEPI SELVAGGE- E DEI MALATI FIORI


Il cielo sbiancava
nell’ardore del vento,
una straordinaria calma lo irrigidiva,
illuminandolo
– di un lirismo severo

E i muri erano immoti
sotto quel cielo incandescente,
quelle siepi selvagge
–e di quei malati fiori
[ma che magnifico nero cupo Continua a leggere

COMMENTI A “LE COLLINE SEMBRAVANO”


ANNA GIULIA PANINI

Molto piaciuta. C’è nella tua scrittura (a mio modesto sentire)
una sorta di architettura psicoanalitica di solitudini inquietanti,
tagli di luce solare fredda,un’inaccessibilità alla Hopper.
Molto originale, sempre accuratissima.

ANTONIO CIAVOLINO

Gran testo, complimenti! Concordo con AnnaG, molto piaciuto brano che avevo già letto
ed apprezzato altrove
Mi permetto, nel nome di una consuetudine amicale più che decennale, Dominica,
di notare che il tuo comporre si va addolcendo, per qualche verso. Continua a leggere

LE COLLINE SEMBRAVANO


Le colline sembravano ineluttabilmente velate
– da uno strato di sabbia-
in un ulteriore dimensione incontrollabile…

Col primo sole
(che suscita ombre azzurre come vene)
pareva esserci
un dilagamento nuovo:
viaggiatori di quei deserti immobilizzati
scoprivano- allora-realtà terribilmente materiali Continua a leggere

QUEL SUO OCCHIO FRAGILE- E DISSOLUTIVO-


Nel novendiale di quella reclusione
( in un suo tempio mai profanato
da spargimenti di sangue)

pensava ai loro grandi voli tragici
in un cielo vuoto e mortale
– come quegli uccelli funebri
che trasportano il corpo di Tristano…

Era nel mondo ambiguo
– della linea del tramonto- Continua a leggere

ARRIVANO FINO ALLE POZZE GELATE


E un silenzio totale
gonfio cieco
aveva posseduto la casa
come fosse una enorme pianta passiva

Arrivano fino alle pozze gelate
_di un bianco azzurrino
ancora più bianche
in quella notte dai gesti lenti pieni totali- Continua a leggere

IN UN ESTREMO DI PURO CIELO


( In un estremo di puro cielo
-che pareva riflettere le mura rosate
a calce
nel mare tranquillo-
sentiva un brivido di urgenza
come a inchiodarla
-lei immobile nel mezzo del terrore).

Il vuoto della casa
invitava le ossessioni:
la pianura proibita, Continua a leggere

UNA PICCOLA MAGNIFICENZA ROSA, UNA PALLIDA DEMENZA


[ Vi è una luce dorata
– ossidata-
fuori il sole scende sull’orizzonte,
illuminando banchi di nubi
come fossero
una catena montuosa in fiamme]

Ogni cosa – allora-
pareva immersa
in una piccola magnificenza rosa,
l’acero aveva la medesima tinta della vampa Continua a leggere

STATUE PALLIDE- E CIECHE


[ Ne l’annegato mondo
bisognava poi accontentarsi di un dolore di attrizione,
tra le astrazioni sacre
(di una freddezza astratta)
e a rigore qualcosa di malato,
una vertigine cruda
-quella della vitrea perfezione-
a reazione delle grida,
e di tutti quelli spasmi]

Una divorazione dislagava Continua a leggere

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