REPOST ” IL GIORNO DOPO” ( 1-2-3)


Continua a leggere

ERA INVERNO (3)


Con delle vecchie coperte cercò di approntare un giaciglio comodo e in posizione defilata rispetto a ogni manufatto pesante o spigoloso,ormai temeva gli allucinati scontri notturni del cane reso folle( questo era ciò che lei aveva cominciato a pensare dopo la furia distruttiva di cui aveva dato prova nel salotto) da quella sua accelerata condizione di cecità e di progressivo anchilosamento artritico, condizioni morbose che sempre più spesso lo obbligavano a gemere : e il suo era un gemere stridulo e anch’esso scomposto, le parevano grida umanoidi su un fondo di parossistico rabbrividimento generale Continua a leggere

ERA INVERNO ( INCIPIT)


Era inverno, ancora, un altro rigido plumbeo inverno . e giorni illividiti si succedevano indistinti attorcigliandosi come contorti in un ammasso informe, stranamente similari alla poltiglia scivolosa che ben presto si sarebbe indurita su ogni limitata superficie lasciata libera dalle precedenti nevicate.
I due grossi felini neri cercavano di starsene vicini , stretti in quell’algore che subito- dopo una breve illusoria fase di disgelo-aveva ripreso con più forza a imperversare, accompagnata come era quella caduta incessante di grosse falde nevose – da diaccie folate di vento che pareva provenissero dalle zone artiche: in alcuni momenti particolari della giornata. per via dell’angolo molto appartato e estremo Continua a leggere

QUELLA VOLTA (1)


Quella fu la mattina in cui,proprio al di sotto di un materassino di gommapiuma rivestito di una specie di rivestimento multicolore che pareva fin incollato nonostante una cerniera attestasse che si trattava di un coprimaterasso di quelli sfoderabili– vi erano disegnati grandi fiori anonimi di quelli stampati in serie su un fondo giallastro di un tessuto rasposo ma certo lavabile a grandi temperature- e proprio in corrispondenza della zona dove tre cuscinetti di minimo spessore, dei cuscinetti leziosi da camere di bambine- e tutti nella tonalità del violaceo virante sul rosa garanza -venivano d’abitudine malamente ingolfati anzi insaccati con un gesto di vera furia in una federa incolore di misura standard Continua a leggere

QUELLA VOLTA ( prime 6 parti)


 Quella fu la mattina in cui,proprio al di sotto di un materassino di gommapiuma rivestito di una specie di rivestimento multicolore che pareva fin incollato nonostante una cerniera attestasse che si trattava di un coprimaterasso di quelli sfoderabili– vi erano disegnati grandi fiori anonimi di quelli stampati in serie su un fondo giallastro di un tessuto rasposo ma certo lavabile a grandi temperature- e proprio in corrispondenza della zona dove tre cuscinetti di minimo spessore, dei cuscinetti leziosi da camere di bambine- e tutti nella tonalità del violaceo virante sul rosa garanza -venivano d’abitudine malamente ingolfati anzi insaccati con un gesto di vera furia in una federa incolore di misura standard e dalla trama lisa per farne una specie di poggiatesta come da ordine impartitole Continua a leggere

UNA VECCHIA


Immagine 029

ERA INVERNO( racconto in fieri)


Era inverno, ancora, un altro rigido plumbeo inverno ,e giorni illividiti si succedevano indistinti attorcigliandosi come contorti in un ammasso informe, stranamente similari alla poltiglia scivolosa che ben presto si sarebbe indurita su ogni limitata superficie lasciata libera dalle precedenti nevicate.
I due grossi felini neri cercavano di starsene vicini , stretti in quell’algore che subito- dopo una breve illusoria fase di disgelo-aveva ripreso con più forza a imperversare, accompagnata come era quella caduta incessante di grosse falde nevose – da diaccie folate di vento che pareva provenissero dalle zone artiche: Continua a leggere

QUELLO ERA IL GIORNO


Quello era il giorno. Sarebbe stato il giorno,o almeno lo avrebbe dovuto essere- chissà ,mai.. doveva , doveva esserlo, dopotutto- si disse,lei avrebbe fatto tutto perchè lo potesse essere. E allora guardò attentamente il panorama , guardò minuziosamente quel panorama angolare, prospettico rispetto a ciò che si poteva scorgere dalla finestra della camera da letto – angolare anche essa e in alto rispetto a quella particolare abitazione stretta e rientrante- era ubicata in una superficie dall’aspetto vagamente similare a un trapezio sghembo Continua a leggere

LO SGUARDO LATERALE


Aveva un vestito rosso, un vestito di materiale leggero – no, non era elasticizzato, se lo fosse stato avrebbe aderito come fosse una seconda pelle alla conformazione del suo corpo, le si sarebbe appiccicato addosso come una muta impermealizzata, e forse ciò le avrebbe arrecato fastidio e lei si sarebbe dovuta continuamente fermare per scostarne i lembi dal corpo che era come bagnato e che produceva cariche elettrostatiche che attiravano e facevano sfrigolare la trama del tessuto ( e lei del resto era, e si sentiva, elettrica) e questo continuo fermarsi su una strada così particolare non sarebbe stata certo una cosa opportuna, Continua a leggere

Recensione di ANNA LAMBERTI BOCCONI


(un dipinto di Villa Dominica Balbinot)

Vi presento un’autrice misteriosa, gentilissima nel dialogo epistolare che ho intrattenuto con lei in occasione del suo primo libro di versi, Febbre lessicale, e tuttavia suscitatrice in me della subitanea impressione che come un manto scuro la avvolgesse un alone retrostante difficile da penetrare: sofferenza, forse? O una conoscenza di forze elevate e ignote? Non so, ma sono certa che non sgorghi da spazi consueti la sua poesia profondamente inquietante, venata di nero e bagnata di sangue; come una sorta di maledizione che va alla ricerca visionaria di uno squarcio di luce, e si snoda emorragica tra misticismo e anatomia, con sguardo a volte ossesso a volte ossessivo. Continua a leggere

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: