Nella luce cruda dell’alba
( nei deserti roventi)
era scaduto il tempo vincolato,
faceva ora la scoperta dei recessi;
enormi ninfee galleggiavano mostruose,
e tutto era inconsueto , troppo dolce, troppo grande…
La crudezza del mondo era tranquilla,
profondo era l’assassinio,
prima che potesse accadere veramente qualcosa
(nella sovrabbondanza dell’azzurro)
qualcuno doveva fermare le mani sanguinarie
strappandola via dalla risacca,
dai fiumi della perdita.
Ora amava con repulsione,
con le bocche che parevano piaghe,
il suo era un sentimento funerario,
sarebbe stata costretta a baciare il lebbroso
per fare più bella la cenere dei morti,
fra i profumi delle tuberose.
“Oh,
Ma il giudizio verrà,
Lui non può macchiarsi, lasciandola alla sua follia,
la decomposizione sarà profonda, profumata…
Qui dentro ogni cosa è crudele,
un fuoco madido..”
(Eppure il mondo sembrava suo
– il perituro, il suo-
tutti quei deserti roventi:..)
Filed under: poesia, poesie, poesie 2009, Villa-Dominica-Balbinot | Tagged: deserti roventi, luce cruda, poesia, poesie, recessi, Villa-Dominica-Balbinot |
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