NOTE DI LETTURA DI EMILIO CAPACCIO su alcuni testi di “QUEL LINEARE RAGGELATO AZZURRO”( sul sito LIMINA MUNDI”


LIMINA MUNDI “QUEL LINEARE RAGGELATO AZZURRO” di Dominica Villa Balbinot

“Dominica Villa Balbinot deve avere un conto in sospeso con la Natura o deve avere qualche oscuro legame ancestrale con i popoli del bosco. Forse un tempo in cui genietti e spiritelli erano stanziati sul pellame d’una foglia accartocciata o sotto gli ombrellini sforacchiati delle querce e delle betulle, era la comandante della guarnigione delle genziane sull’argine del ruscello, o era a capo dello sciame piratesco Continua a leggere

NOTE DI APPROFONDIMENTO DEL CRITICO GIACOMO CERRAI


NOTE DI GIACOMO CERRAI su gruppo di poesie anni 2020_2021_2022 , la cui titolazione sarà

“QUEL LINEARE ,RAGGELATO AZZURRO”
” Intanto toglierei la poesia di introduzione, inutile fare exergo di sé stessi, non aggiunge molto, a un lettore che legge per la prima volta le sue poesie.
Ho trovato buono il ricorso al tempo passato, che storicizza il lirico che c’è in questi testi, e lo allenta in senso narrativo, con quel ricorso – anche – alla terza persona singolare. Con qualche rado passaggio ad un io che con una certa “lei” (alter ego suppongo) sembra dialogare. Queste scelte stilistiche aggiungono non poco all’aura un po’ misteriosa che questi testi trasmettono. Immagino poi che i corsivi siano evidenziazioni di senso o accenti su cui calcare per una lettura e questo mi piace (ci sono piccolissimi errori di ortografia da correggere) Continua a leggere

NOTE DI LETTURA a cura di GIANCARLO LOCARNO sul sito NEOBAR.ORG


Ieri è stato pubblicato sul sito di neobar.org l’articolo” IL MARE GEOLOGICO E LA SUA LENTA CANZONE

con note di lettura su i miei testi più recenti a cura di GIANCARLO LOCARNO. Continua a leggere

“IL MARE GEOLOGICO E LA SUA LENTA CANZONE” note a cura di GIANCARLO LOCARNO


Il Mare geologico e la sua lenta canzone

Poesie di Villa Dominica Balbinot

Oskar Kokoschka – La sposa del ventokokoschka-sposa-vento

Questa è una poesia che scandaglia i paesaggi come una telecamera, paesaggi violenti come sono quelli all’inizio dei tempi e quelli che annunciano la fine di ogni era. Paesaggi che sono un feroce miscuglio di tutti i colori e di tutti gli elementi della tavola periodica. Predominano i colori freddi,  ci sono è vero,  anche macchie di colori caldi, tanti rossi, ma è come se fossero raffreddati, sono colori ridotti a vibrazioni di onde  elettromagnetiche, tingono cose belle e vive ma immerse in un substrato morto e tetro.

La soggettività viene trasfigurata nel paesaggio,  che diventa a sua volta una persona, un paesaggio-corpo come quelli contorti e tormentati delle tele di Kokoschka, che si dibattono chiedendo conto della loro esistenza ad una poesia composto da una materia pastosa e assolutamente immanente, nella quale si finisce per rimanere invischiati, non ammette nessuna forma di trascendenza, nessuna possibilità di fuga.

Di fronte a questi paesaggi viene da pensare all’inferno dantesco più profondo, la palude del Cocito, ma in Dante l’inferno è sovrappopolato, pullula di schiere di dannati ammassati l’uno sull’altro, questo l’inferno è vuoto, i dannati ci sono ma sono pochi, se ne intuisce solo la presenza effimera, se queste poesie fossero quadri   

Il dolore umano sarebbe confinato nell’angolo in basso a destra,

i morenti gemevano negli angoli deserti, incolori , figure tormentate che si agitano sulla terra dentro uno spavento, come Giobbe dentro la balena.

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TUTTI I NUOVI ARGOMENTI DI ANALISI CRITICA di AUGUSTO BENEMEGLIO


1 BREVE INTRODUZIONE NEL COMPLESSO DELLE CONSIDERAZIONI SULLE RACCOLTE
a )I FIORI ERANO FERMI- E IMMOBILI
b) E TUTTI QUEGLI AZZURRI FUOCHI

“L’imparagonabile dolore che nasconde solo il…dolore, ovvero la vanità di un’arte che esprime la sua stessa potente vanità.
La ballata dei segreti e della solitudine: la parola a contatto con il meraviglioso enzima dell’inverosimiglianza si affila come un diamante, gioiello orgoglioso, pura sede del mistero dell’indicibile.
C’è la Bibbia , c’è Dante , c’è Lugones e Borges,
c’è sempre un riferimento classico e il disciplinato germe di una dissimulata pena di un orrore allucinato e atroce, poiché la scrittura non è che la forma contenuta e perfetta dell’inguaribile tristezza del vivere.
Tonalità gotiche, oscurità straziata dai moti torbidi di psicologie crudeli. Nettezza di tratto, dove il caos si riordina in un cosmo sconvolto, eppure misteriosamente armonico.
Una scrittura classicamente conchiusa che descrive con raffinatezza l’abisso dell’anima.
2
Dalla silloge di Dominica “. E tutti quegli azzurri fuochi”, trascrivo una poesia che sembra PROFETICA:
PER QUELLE STRADE IRREALI DELL’ALBA.
Per quelle strade irreali della alba
c’era un solo grande silenzio
(immane estatico)
sprofondante in un vuoto immaginifico
– troppo dolce perché si potesse
sopportarlo.
E loro erano ancora tutti lì,
misteriosi ostinati ben visibili
“incancellabili”…
Del resto non è una storia inaudita-
questa-
sulla terra :
quei forzamenti
le stagnazioni magre tutte,
i -suoi- personaggi disfatti
e nell’assoluto atto,
“una simile lebbra”…
(e quel superbo inquisitore di crimini,
– nel silenzio selvaggio – Continua a leggere

PARAGRAFO 7 DELLE NUOVE NOTE DI LETTURA DI AUGUSTO BENEMEGLIO


VIRGINIA WOOLF

E che c’entra la Woolf con la Balbinot? Beh, non molto come stile di scrittura, ma come concetti, come atteggiamento verso la vita c’entra. ” Voglio avventurarmi in un’impresa, diventare diversa, tenere aperti gli occhi e lo spirito, mi rifiuto di diventare rigida e stereotipata”, così rispondeva la Woolf ai suoi critici che in realtà non l’hanno mai capita, né amata. . Gli stessi scrittori sodali del suo Gruppo , che l’avevano proclamata regina delle onde (The Waves) e dei fari , anche se – dicevano – erano racconti-capolavoro di splendida “illeggibilità” ( in sedicesimo , se volete, è quello che forse capita anche alla Balbinot), confessavano , – in privato, – di avere gusti diversi da quel tipo di scrittura.
Ma la grande scrittrice inglese aveva detto a chiare note che la vita umana si sottrae alle trame ben ordinate per fini didattici e teorie dei filosofi.
“Prendete lo spirito di un uomo qualsiasi in un giorno qualsiasi: esso riceve miriadi di impressioni di carattere banale o fantastico, alcune nebulose, altre di icastica precisione. Esse provengono da ogni parte, una pioggia inesauribile di innumerevoli atomi, che cadono giù e costituiscono la vita del lunedì o del martedì, senza vicenda, né tragedia, né storia d’amore, senza catastrofe classica né tesi scolastica né chiarezza compositiva né esposizione… Continua a leggere

PARTE 6 DELLE NUOVE ANNOTAZIONI del CRITICO e STUDIOSO AUGUSTO BENEMEGLIO



NEL BOSCO

Notte lacerata. Un grido strozzato in gola. Vesti raffinati e gesti austeri che stilizzano un’anima atterrita. Brividi irreali, sussulti di nervi scoperti, elettrizzati da energie insane…
Questo è il mondo di Ryonosuke Akutagawa, scrittore giapponese nato a Tokyo nel 1892 e ivi morto , SUICIDA, nel 1927, a soli 35 anni. Un mondo che si disegna con tonalità, verrebbe da dire a una pittrice (come lo è – anche – Villa) gotiche: un’oscurità straziata dai moti torbidi di psicologie crudeli.
Una nettezza di tratto assimilabile a quella del pittore preferito dal grande scrittore giapponese, Vincent Van Gogh, dove il caos si riordina in un cosmo sconvolto, eppure misteriosamente armonico.Dove, -dietro la forma -, una scrittura classicamente conchiusa descrive l’umanità quotidiana , o quella cupa e primitiva dei tempi antichi, ammiccando tragicamente, con raffinatezza, l’abisso.
E’ lui l’autore del racconto Rashomon , Continua a leggere

PARTE 5 ALTRE NOTE DI LETTURA di AUGUSTO BENEMEGLIO


LA BELLISSIMA DAMA

E siamo a Fedor Sologub scrittore e poeta russo nato Pietroburgo nel 1863 e morto a Leningrado nel 1927, autore del celebre “ IL DEMONE MESCHINO“, scritto nel 1905 ( ma in Italia è cominciato a circolare solo negli anni del secondo dopoguerra). Io credo che lo lessi giovanissimo nei primi anni del 1960, ma praticamente non lo compresi , era scritto in forma cupamente realistica , ma era un libro, un romanzo eminentemente simbolico, possiamo dire uno dei cardini del simbolismo. E non v’ha dubbio che la poesia della Balbinot sia soprattutto simbolica, come hanno osservato molti recensori, poi c’è anche chi parla di barocco spagnolo (?),, poesia crepuscolare (doppio sic!) , espressionistica, , romantica, gotica , che deve molto alle arti visive, al surrealismo e ,più precisamente, alla “geometria del cuore” . Si parla , giustamente, di Poe, di Benn, di Campana, di Arnold Bocklin.
Ma che c’entra Sologub?
Il mondo, ci dice questo esploratore di gorghi pschici manicheo russo, è una creazione malvagia di Dio. La materia è un vortice inesorabile che tutto risucchia e intorbida. Dietro una candida Dulcinea c’è un’immonda Aldonza. M alla dannazione di una sensualità maligna c’è il riscatto nella sfera della fantasticheria, del sogno platonico e idealistico dell’IRRAGGIUNGIBILE PUREZZA, che spesso vagheggiano i personaggi poetici di Dominique.
Come il più grande poeta dell’epoca d’argento russa, Alexsandr Blok, inseguiva disperatamente la Bellissima Dama, gemma dello Spirito , Continua a leggere

PARTE 4 DI NUOVE ANNOTAZIONI del CRITICO E STUDIOSO AUGUSTO BENEMEGLIO


Nel 1903 , August Strindberg, scrisse “Solo”, una sorta di autobiografia, la storia della solitudine di un uomo che lascia a poco a poco cadere tutti i suoi legami con la vita esterna di uno scrittore e della sua opera. La solludine è, allora, una condizione umana progettata a favore della letteratura, ma anche della musica, della pittura, della scultura, della scienza, e il protagonista , prima ancora dell’uomo dei libri , è l’uomo dell’attesa di una redenzione, che descrive la propria esistenza per mantenersi fedele all’eticità ( e al destino) di tale compito.
Questa vale per Dominica come per chiunque si senta vocato e votato alla letteratura e all’arte. “Solo” è un romanzo emblematico in tal senso. E solo significa spesso silenzio perché, come scrive Balbinot nella lirica “ L’azzurità dell’ombra”

Ci sono sempre delle cose
che accadono nel silenzio.
come la cauterizzazione sua alla vita, Continua a leggere

PARTE 3 DI NUOVE ANNOTAZIONI a cura di AUGUSTO BENEMEGLIO


Partendo da alcuni versi della silloge , “E tutti quegli azzurri fuochi “ di Villa Dominica Balbinot, facciamo un giochino iperletterario , facendo scorrere rapidamente alcuni riferimenti ( in qualche modo, interstuali ) , a partire proprio dagli albori del 20° secolo:
Nel 1901, Matthew Phipps Shiel, scrittore nato nelle Indie Occidentali nel 1865 e morto a Londra nel 1947, pubblica “The purple cloud”) , La Nube Purpurea ( da noi arriverà, tradotto in italiano, solo nel 1924), un libro ipnotico, come tutti i libri fantascientifici che prospettano apocalissi e utopie, in cui giovani uomini , creature immensamente calde consumano e mangiano di tutto, e a causa di ciò secernono continuamente delle sbarre di carbonio, che formano nell’aria una nube tossica violacea, che sterminerà la razza umana .Adam, il protagonista, unico sopravvissuto vagherà per la terra vuota , Londra , Bombay , Parigi , finché nel finale incontrerà l’ultima donna dell’umanità…. Certissimamente Shiel conosceva Poe, come lo conosce la Balbinot.

I versi che – secondo me – richiamano questo libro , uno dei primi “fantascientifici” ( ma come stiamo vedendo, la realtà talora supera la fantascienza), sono tratti dalla poesia “

” Oltre quella perseguitazioni”

Al di là delle forme di indaco del delta, Continua a leggere